OMELIA XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno A

LETTURE: Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1 Ts 5,1-6; Mt 25,14-30
Nell’Evangelii Gaudium il Papa si esprime così: (n.49):

“Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”

E ancora

“La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore, e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi” (EG 24).

Alla vera comunità Cristiana. l’insicurezza, che nasce dalla paura di sbagliare, non le appartiene,  infatti:

Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”

La sua vera natura è quella espressa da S. Paolo ai Tessalonicesi

“Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri”

Tutta la parabola di oggi è tesa a ricordare quella responsabilità che ciascuno ha assunto nel Battesimo accogliendo i talenti, i doni del Signore, (la sua vocazione personale) con quella passione e intelligenza  descritta dal brano odierno del libro della Sapienza. Doni che, per chi è vigile, il Signore li rinnova ogni giorno nei fatti e nelle circostanze che ci interpellano, mettendoci in movimento, così come richiamava il Papa.

Un cristianesimo di regole, di sicurezza morali a cui aggrapparsi è lontano dalla proposta di Cristo. Del resto un innamorato non fonda il suo rapporto semplicemente su regole da Galateo, ma diventa creativo di quella capacità che solo l’amore sa inventare e… continuamente… per dare il meglio, per esprimere gratitudine, per dire a tutti la bellezza incontrata, con il desiderio che anch’ essi possano sperimentare.

Gli ultimi giorni dell’anno liturgico richiamano alle cose Ultime (i Novissimi), dove il giudizio sarà necessario, e dove la misericordia farà i conti non con la nostra bravura di far tornare i conti, ma con la passione che muove, che commuove… anche se nell’impeto della risposta forse, non ci sarà quella perfezione che vorremmo, ma ci sarà senz’altro quell’ amore che sostiene e sana ogni povertà, anche la nostra.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi.