Anno A
LETTURE: Is 25,6-10a; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14
Mi ha sempre incuriosito sapere chi fosse quell’uomo senza l’abito nuziale trattato così duramente e a prima vista ingiustamente, da quel Re che in fondo lo aveva invitato…
Finalmente ho trovato una risposta che non esclude certo altre, ma che mi ha soddisfa, mi chiarisce meglio, evitandomi il disagio che sempre ho provato davanti alla presa di posizione di quel Re.
Tutti vengono invitati, storpi, ciechi, poveri, barboni, immorali… e tutti arrivano a quella festa carichi di gratitudine, questi al contrario sembra trovarsi coinvolto solo esteriormente, non ha la stoffa di chi scopre di essere amato (Amico!) e non si lascia amare. (ammutolì)
E’ il Cristiano che si è trovato coinvolto con questa grande esperienza di misericordia ma non ne apprezza la grandezza, ci sta dentro perché le circostanze lo hanno portato dentro, ma non ha il coraggio di assumersi la logica che gli da la possibilità di gioire di quel banchetto perché divenuto amico del Re. E’ lì ma non è lì. Battezzato, ma non praticante, alla ricerca di tutti i Sacramenti Comunione e Cresima, ma per avere l’anagrafe parrocchiale a posto davanti al giudizio del mondo e della propria coscienza di uomo per bene: “ho fatto il mio dovere sia nei miei confronti che verso i figli…. Da grande poi sceglieranno loro…!”, ma tutta l’esistenza è portata avanti come se quell’invito, quel dono ricevuto non avessero incontrato la sua vita.
Per un simile individuo la festa sarebbe incomprensibile. Far festa della bravura di un Altro? Io sono quello bravo….!
Ma i doni, quando non si apprezzano, si rivoltano contro se stessi. Non accettare l’invito, equivale ad accettarlo non apprezzandolo, per cui le conseguenze sono le stesse.
La vita senza Amore e misericordia, senza la coscienza di essere quello che si è come frutto di questo amore e di questa misericordia è un inferno. Basta guardarsi attorno e verificarlo.
Chi ha sempre “altro da fare” e non ha tempo per fermarsi a gustare la gioia di essere amato è un pover uomo che finirà di lasciare ciò che ha accumulato a quel mondo che non si ricorderà neppure di dirgli grazie, perché troppo occupato a dissipare ciò che ha ricevuto con la stessa logica di chi ha accumulato.