Anno C
Leggere i Segni: Dalla Guarigione alla Fede
Il Vangelo e la Prima Lettura di questa Domenica ci offrono una lezione profonda sull’incontro con Dio: siamo invitati a saper leggere i segni con cui Egli provoca e tocca la nostra vita. Questi segni, siano essi miracoli, prove o semplici circostanze, vanno riconosciuti e accolti come espressione del Suo amore. Il loro scopo non è solo il beneficio immediato, ma un esito ben più grande: una fede più matura e adulta Questo cammino di “lettura,” riconoscimento e coinvolgimento con i segni di Dio non è automatico. Non nasce dal banale, ma è favorito da una dimensione di silenzio e di disponibilità interiore, che ci permette di stupirci e interrogarci di fronte a ciò che accade.
Lo Straniero Riconoscente: Naaman e il Samaritano
Le letture evidenziano due figure che, sebbene “straniere” alla comunità d’Israele, mostrano la vera obbedienza e riconoscenza.
- Naaman il Siro (Prima Lettura): Il condottiero Naaman giunge alla guarigione solo dopo una lotta interiore e, soprattutto, come frutto dell’obbedienza a un consiglio “amico” (quello dei suoi servi) che lo aiuta a superare la sua superbia. Egli è costretto a mettere in discussione il suo modo di concepire Dio e le sue aspettative. Il risultato è la conversione totale: «D’ora in poi il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore» ().
- Il Lebbroso Samaritano (Vangelo): Tra i dieci lebbrosi risanati, solo uno, uno straniero, torna indietro a rendere grazie a Gesù. Gli altri nove, pur avendo beneficiato del dono e pur conoscendo la Legge che imponeva loro di presentarsi ai sacerdoti per il reintegro sociale, si sono accontentati dello scontato, del “già saputo.” Sono stati incapaci di riconoscere in quel dono l’opera dell’Altissimo che chiamava a una vera conversione del cuore. Lo straniero, invece, sente risuonare la parola che va oltre la guarigione fisica: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» ().
In entrambi i fatti, chi manifesta una fede che cambia e matura la vita è uno straniero. Questo dettaglio non è casuale: è forse un monito per quanti, pur essendo ormai dentro la “Casa di Dio” con il Battesimo, rischiano di comportarsi come chi sa già tutto e non ha più bisogno di imparare, di stupirsi o di convertirsi.
Il Rischio della Fede Ridotta a “Religione”
Questi episodi ci mettono in guardia contro una mentalità che riduce la fede a mera religione formale. È la tendenza a stabilire a priori il proprio comportamento con Dio, a decidere cosa fare e cosa non fare, abolendo l’imprevisto — il metodo stesso con cui Dio spesso ci interpella. Quando la fede è ridotta a un elenco di pratiche, tutto ciò che accade non muove, non commuove più. I nove lebbrosi risanati si accontentano di obbedire alla prescrizione religiosa che imponeva loro di mostrare ai sacerdoti l’avvenuta guarigione prima di rientrare in società. Per loro, l’incontro con il divino si ferma al mero adempimento.
La Gratitudine come Misura della Fede
Possiamo applicare questa riflessione al sacramento della Riconciliazione (Confessione). La lebbra è tradizionalmente stata sinonimo di peccato, che esclude dalla comunione con Dio e con la Comunità. L’assoluzione del ministro di Dio ristabilisce la comunione, guarendo la lebbra del peccato. Ma cosa succede dopo? Spesso, come i nove lebbrosi, ci si ferma al solo “lasciapassare” per accostarsi ad altri sacramenti (Prima Comunione, Cresima, Matrimonio, etc.), e il tutto si esaurisce lì. Si celebrano Confessioni senza il vero stupore e la gratitudine per il perdono ricevuto, senza un reale dolore che spinge al cambiamento.
La vera verifica di un incontro autentico con Dio è il cambiamento della vita. I gesti che non accrescono la fede e mancano del totale impegno a ricominciare un’esperienza più autentica, frutto di una naturale e operosa gratitudine, rischiano di lasciare il cuore e l’anima come prima.
Siamo chiamati a essere come il Samaritano: a lasciare la massa degli adempienti per tornare, cadere in ginocchio e ringraziare, permettendo così alla nostra fede di essere la vera forza che ci salva e ci rinnova.