OMELIA II DOMENICA DI PASQUA

“della Divina Misericordia”
(Domenica dell’Ottava di Pasqua)    

Anno C

LETTURE: At 5, 12-16; Sal 117; Ap 1, 9-11.12-13.17.19; Gv 20, 19-31

L’esperienza della Resurrezione pone in Gerusalemme una presenza nuova con caratteristiche ben precise.  Una presenza chesi nota, un luogo in cui incontrarsi, colpiscono per il loro modo di stare insieme, affascinano a tal punto che il popolo li esalta ma soprattutto compiono le stesse opere di Gesù. Il loro essere, il loro operare aggrega: “Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore” e dilata la chiesa.

Queste annotazioni degli Atti degli Apostoli sono fondamentali e dettano un metodo che ancora oggi verifica l’autenticità di una comunità cristiana, essa è tale se si rispecchia e vive questi comportamenti.

La comunità primitiva ha chiaro il suo compito. L’incontro con Gesù risorto ricorda a Coloro che hanno la grazia di sperimentarlo, che tutto questo è stato loro concesso per il mondo: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Perché ogni uomo possa a sua volta sperare nella salvezza che i discepoli per primo stanno sperimentando. Un compito che non è un discorso, ma una vita affascinante, corrispondente ai loro veri bisogni.

La vicenda di Tommaso è significativa in questo contesto: Cristo affida questo compito non a dei perfetti, ma a degli innamorati, che possono sbagliare, anche tradire, ma appena comprendono, aiutati dall’amicizia degli altri discepoli, sanno riprendersi e ributtarsi nell’esperienza nata dalla Sua vittoria, con un entusiasmo che recupera tutto: «Mio Signore e mio Dio!». Ciò che aggrega infatti non è la perfezione, ma, dicevamo, l’essere innamorati, dove lo sbaglio non è bandito, ma quando è riconosciuto è capace di far fare un balzo in avanti ancora più grande, una testimonianza d’amore più profonda e ragionevole.Un’ultima annotazione. Il richiamo di Gesù nei confronti di Tommaso non è per un credere senza prove, ma un credere che diventa tale perché si sa riconoscere nel cammino della vita le tante prove che la fede offre e nel momento della difficoltà, quando sembra sparire la certezza, queste prove sostengono la difficoltà stessa e la aprono alla certezza che Cristo ciò che ha promesso lo mantiene.

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