Anno B
LETTURE: Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
Tutte le volte che la chiesa celebra un battesimo, conclude i riti esplicativi con il rito dell’Effatà, dando un significato ben preciso all’episodio appena ascoltato: cosi si esprime la liturgia, “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre.”
Due parole su cui soffermarci: Ascoltare e proclamare. Due parole su cui si fonda tutta la vita del Battezzato: entrare in un rapporto profondo con Colui che lo ha chiamato per testimoniarlo al mondo come la realtà più cara.
Non è facile ascoltare veramente, l’abitudine a certe frasi, il preconcetto, e in una società dove i messaggi sono tanti, privilegiarne alcuni, eliminarne altri. Ascoltare non solo “le parole”, ma anche i fatti con cui Dio continuamente provoca la nostra libertà. Un lavoro che ha bisogno di “povertà”, capire che si ha bisogno e che è “un Altro” mi fa, e il Silenzio, altra dimensione, difficile oggi a viversi, ma fondamentale per non perdere lo stupore e la domanda che provoca questo Ascoltare.
Proclamare: Si è stati scelti nel Battesimo non per essere semplicemente bravi, ma per essere testimoni di quell’amore che continuamente ci raggiunge. Una esperienza che è la naturale conseguenza dell’aver ascoltato, dell’aver incontrato qualcosa di grande che corrisponde al cuore. Non si può tenere per sé infatti una cosa bella che rende significativa la nostra vita.