Anno B
LETTURE: Dt 4,1-2.6-8 Sal 14; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23
Riprendiamo il cammino domenicale in compagnia dell’evangelista Marco, con un invito a riconoscere la grandezza che ci portiamo addosso che nasce da una grande storia che ha le sue radici in una scelta che Dio ha compiuto per renderci segno del Suo amore in mezzo alle nazioni. (Prima lettura)
Una scelta che ci dà un volto preciso, le altre “nazioni” dovrebbero vederlo, accorgersi e per questa bellezza di vita dare lode a Colui che la resa possibile.
Una scelta offerta alla nostra libertà, data e continuamente ridata perché possa splendere sempre nella sua autenticità e rifiorire in ogni tempo con la sua capacità di affascinare l’uomo di un dato momento. In questo lavoro è possibile cadere in due pericoli opposti, il tradizionalismo e la novità a tutti i costi. Ambedue pericolosi perché ambedue snaturano ciò che deve caratterizzare una vita, sempre in movimento, ma radicata su fondamento ben preciso.
Due pericoli che in fondo nascono da una stessa preoccupazione, che l’uomo veda l’autentico donato, e che l’uomo veda l’autentico donato, rinnovato. L’amore vero a quanto incontrato, e l’amore vero verso coloro a cui siamo mandati ci porterà a compiere un lavoro che evita i contrapposti estremismi.
Cristo per l’autenticità di questo lavoro ci ha lasciato un luogo ben preciso la Chiesa con il suo magistero, con la Sua vera tradizione che ha nella Parola di Dio e nei sacramenti i suoi veri punti di riferimento
La mentalità moderna è la continua sfida a non cedere al nuovo per il nuovo o al non fermarsi al semplice ripetere le cose perché si è sempre fatte così. La fede è infatti, un rapporto e come ogni rapporto è impregnato di vita, che è realtà sempre in movimento e per essere vera non si cristallizza, ma neanche cerca la propria autodistruzione annacquando ciò che ha ricevuto con la scusa di renderlo accessibile al gusto di tutti.