Anno B
LETTURE: Gs 24,1-2a.15-17.18b; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69
Si conclude con il brano odierno la grande catechesi sull’Eucaristia che Giovanni ha voluto lasciarci per la nostra riflessione, ma soprattutto perché in noi si rinnovi una decisione forte e convinta verso il dono ricevuto.
La prima reazione: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»
Gesù non indietreggia, non ammorbidisce, ma riconferma senza toccare una virgola: «Questo vi scandalizza?». Ricorda che per comprendere la logica di Dio bisogna essere ricolmi di Spirito Santo, bisogna cioè entrare in una logica che può diventare familiare solo se la si “frequenta”, se la si vive come dimensione quotidiana della vita. I discorsi su Dio non si risolvono con la filosofia, ma con la frequentazione del “Mistero” del Suo Amore.
La seconda reazione: quella di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Ritradotta, “Signore anche noi abbiamo capito poco, ma di una cosa siamo certi che se ci staccheremo da te, per l’esperienza fatta, anche quel poco che abbiamo capito e sentito vero, non maturerà in noi. Poiché quello che sei per noi oggi è fondamentale: siamo sicuri che capiremo ancor di più continuando a stare con te”
La fede, infatti, non è aver capito tutto, ma aver sperimentato nella vita quell’ essenziale che ti fa dire, solo con te capisco che la mia umanità cresce, fiorisce”. Sono le ragioni forti da cui parte un vero lavoro di continua scelta, come nell’amore.
Israele a Sichem è chiesto di scegliere chi servire non in base ad un discorso, ma ad una esperienza di liberazione che Giosuè ripercorre
Pietro può “esplodere“ in una affermazione così profonda, perché camminando insieme a quell’uomo ne ha capito l’importanza per la sua stessa vita.
Gli uditori di Gesù avrebbero potuto credere perché avevano visto dei segni che avevano soddisfatto le loro attese.
Credere dunque, è una scelta che poggia su una esperienza, incontrata, guardata, verificata, che sta a fondamento per un continuo abbandono, scelto, verificato. Verificato, cioè dove constato che l’umano cresce in me e diventa sempre più adulto, realizzato, secondo le attese vere del mio cuore.